Cenni
storici
Norma
si alza a picco a 430 metri di altezza dalla sottostante pianura; poggia
su un'altura detta dialettalmente la "RAVE": per questa sua
particolare posizione viene anche chiamata "Il balcone dei Monti
Lepini".
Numerose sono le testimonianze di insediamenti umani nel territorio
normese, risalenti già al periodo neolotico e protostorico. Le
più evidenti le troviamo nel villaggio trogloditico in località
Vizzogo, presso il Monastero diruto di Sant’Angelo sopra Ninfa
ed al Colle Maria Gentile, con i presunti segni della Dea Madre. La
presenza più importante e qualificata, però, è
data dal Parco Archeologico dell’antica città di Norba,
a poche centinaia di metri dalla Norma attuale. Cinta per oltre 2600
metri da imponenti e spettacolari mura ciclopiche o poligonali, Norba
richiama alla mente le più celebri città classiche di
Micene, Troia e Corinto, costruite con la stessa tecnica muraria. Partecipe
alla Confederazione Albana e successivamente alla Lega Latina, Norba
fu dedotta colonia romana nell’anno 492 a.C., quale vigile sentinella
alle porte di Roma. Durante la guerra civile tra Mario e Silla, la città
parteggiò per il primo, il che fu causa della sua distruzione,
avvenuta tra l’82 e l’81 a.C. Presa a tradimento dal generale
sillano Emilio Lepido, la città fu saccheggiata e data alle fiamme.
I cittadini, colti di sorpersa, preferirono darsi scambievolmente la
morte piuttosto che cadere vivi nelle mani dei nemici. Appiano, narrando
la presa di Norba, impressionato dal comportamento dei norbani, conclude
il suo racconto, commentando: “Costoro morirono dunque così,
da forti”.
Non si ha memoria di una ricostruzione organica della città,
anche se testimonianze attestano la continuità della vita al
suo interno. Anni dopo, Giulio Cesare, forse memore della fedeltà
dimostrata dai norbani nei confronti di Mario, invitò i cittadini
di Norba a fondare una colonia in Spagna che i norbani vollero chiamare
Colonia Norbensis Cesarina (in onore a Cesare ed alla loro città-madre),
l’attuale Caceres, in Extremadura. Solo la tanto sospirata ed
attesa scoperta della necropoli norbana potrà, comunque, far
piena luce sulla storia della città, principiando dai suoi ideatori
e fondatori.
Dopo un lungo periodo di silenzio, ritroviamo il nome di Norba in un
documento pontificio datato 741 con il quale l’imperatore di Bisanzio,
Costantino Copronimo, dona le masse di Norba e Ninfa al Papa Zaccaria,
costituendo, così, uno dei primi possedimenti del futuro Stato
Pontificio. Intorno all’anno 1000 l’abitato di Norba si
svuota a vantaggio del vicino Castello di Vicolo (ubicato ove oggi è
Piazza di Pietra, presso la Chiesa Parrocchiale), venendosi altresì
a trasformare il nome da Norba in Norma. Il Castello fu di proprietà
delle più influenti Famiglie del tempo: Tuscolo, Frangipane,
Orsini, Colonna fino a giungere, nel 1292, ai Caetani, che la possedettero
fino al 1618, anno in cui Norma fu acquistata dalla Casa del Principe
Borghese, che la governò fino all’unità d’Italia.
Dal punto di vista urbanistico, Norma ebbe un importante riassetto intorno
all’anno 1530, acquisendo, per buona parte, la struttura che traspare
anche oggi nel centro storico. Il Corso è di fattura fine-ottocento
inizio-novecento e rappresenta il punto di incontro dei normesi ovvero
una graziosa passerella ove ritrovarsi e conversare piacevolmente con
gli amici: esso è il cuore pulsante della Norma moderna.
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